Sputacchiare sentenze può uccidere

Certe parole possono ferire, altre arrivano a uccidere perché cancellano l’ultimo anelito di speranza che la vita ci riserva. Ecco perché non dovremmo mai scivolare nel pregiudizio, nell’insulto osceno e sessista, nell’atteggiamento superficiale e forcaiolo. In una parola, nessuno dovrebbe sputacchiare sentenze, soprattutto se riveste una posizione di grande visibilità che richiede, anzi pretende, altrettanta responsabilità di giudizio.

La fresca vicenda scatenata dalle parole pronunciate da Maurizio Costanzo dalle emittenti di Isoradio mercoledì 29 gennaio u.s. contro le maestre indagate per maltrattamenti, ha suscitato profondo sdegno nel mondo della scuola. Nella trasmissione “Strada facendo”, condotta con Carlotta Quadri che cercava invano di arginare il profluvio d’insulti del collega, tali insegnanti venivano etichettate come “frustrate” e bisognose di piaceri della carne (detto ovviamente in modo più volgare), donne buone a “fare la calza”, da galera immediata e via insultando.

Queste maestre, seppure inquisite, fruiscono della presunzione d’innocenza ed hanno diritto a un giusto processo. È inoltre possibile che tutto si concluda con un’assoluzione, come è stato per la maestra fatta assolvere il 20 gennaio scorso dall’ex-PM Antonio Ingroia.

Ci sono poi le maestre che muoiono precocemente (nel solo 2019 a Reggio Emilia e a Strona nel biellese, di 56 e 58 anni) per il dispiacere di accuse che, seppure infondate, non potranno mai confutare perché il decesso dell’imputato estingue il reato. C’è chi invece tenta il suicidio perché si sente franare la terra sotto i piedi e non vede più la luce in fondo al tunnel, nemmeno quella dei figli, del marito e della famiglia.

La testimonianza giuntami pochi istanti fa lascia attoniti, sbigottiti. Racconta di getto il Calvario attraversato da chi viene accusato, a torto o a ragione e la rabbia scatenata dalle scellerate offese del giornalista. Stavolta, però, ringrazio le irripetibili parole di Costanzo perché hanno scatenato una rabbia positiva, una voglia di riscossa nella maestra che seguo da pochi mesi. Mi aveva telefonato in lacrime, la prima volta, raccontandomi quella storia che, allora, non voleva si sapesse per vergogna di quel suicidio che aveva tentato pur avendo (così lo definiva) uno splendido marito e tre figli piccoli. Non reggeva di fronte all’infamia delle accuse che le erano state mosse da alcune famiglie di alunni Ma ora è meglio lasciare la parola alla maestra che torna in cattedra per raccontare agli adulti quello che si vive quando si finisce nel tritacarne della sedicente giustizia umana.

Lettera di Franca

Le scrivo queste poche righe per commentare quanto dichiarato alla trasmissione di Isoradio dal conduttore e giornalista dottor Costanzo.

Noi ci conosciamo già, lei sa che al momento sono a processo per “abuso dei mezzi di correzione”

Quando ho letto le parole dette dal su citato giornalista sono rimasta esterrefatta dal dolore che si aggiunge ad altro dolore!

Si, è vero, al momento io sono indagata, sono sotto processo ma questo vuol dire essere colpevole? No!

Questo vuol dire già avere certezza di come si siano svolti i fatti? No!

Questo significa aver già   accertato eventuali colpe? No!

Ma il nostro amato conduttore sembra avere la verità in tasca:

conosce alla perfezione ogni caso dei 101 verificatisi solo nell’anno 2019, sembra avere già acclarato che non si tratti di PRESUNTI maltrattamenti ma di SICURI maltrattamenti; suggerisce soluzioni da brivido per noi insegnanti “frustrate” quali ad esempio quella di “farci andare con un maschio di bocca buona”, “divertirci con le guardie carcerarie”, “tornare al focolare a fare la calza”, “mandare in galera noi e chi ci ha selezionato!!”

Ecco, tutto questo, in uno stato di diritto, è INACCETTABILE!

Per tutti questi motivi mi preme chiedere al dottor Costanzo, se sa che io sono stata denunciata da genitori che non mi hanno MAI segnalato alcun problema riguardo agli incubi notturni della loro bambina, né hanno ritenuto opportuno farlo con il direttore prima di sporgere denuncia!

Se sa che lo stesso PM scrive che “non sono stati riscontrati fatti come da denuncia”!?

Se sa che il nostro dirigente era a conoscenza di tutte le nostre difficoltà ma che purtroppo non poteva aiutarci perché non ne aveva i mezzi.

Se sa che all’interno della classe c’era una situazione ingestibile più volte segnalata, e che la perizia di parte commissionata dal PM ed eseguita da una Psicologa Clinica e Forense ha scritto che “dai filmati si può rilevare che alcuni bambini presentano tratti di iperattività, altri di difficoltà di concentrazione e, altri ancora, presentano comportamenti che potrebbero essere ricondotti a un disturbo oppositivo-provocatorio”!?

Se sa che questi “casi” vanno seguiti e attenzionati da un insegnante di sostegno che purtroppo spessissimo non c’è perché i genitori si rifiutano di vedere i problemi dei propri bambini e quindi noi insegnanti di sezione dobbiamo gestirli senza un aiuto e un supporto adeguati. E che è impensabile che una sola insegnante da sola ce la possa fare!

Se sa che in 9 mesi di lavoro mi sono assentata solo 4 giorni pur sentendo spesso il bisogno di staccare e soffrendo di ansia per la difficile gestione della classe e per il senso di inadeguatezza che mi pervadeva.

Se sa che se una di noi si assenta per malattia o altro spesso non viene sostituita. E che quindi spesso devi accogliere anche i bambini della collega che manca insieme ai tuoi stravolgendo ancora di più un equilibrio già precari, arrivando a gestire da sola 29 bambini tutti insieme.

Se sa che quella stessa amministrazione che ora prende le distanze era a conoscenza delle difficoltà di gestione da noi lamentate, e non ha mosso un dito per aiutarci con personale d’appoggio o con sostituzioni adeguate.

E se sa, il dott. Costanzo, lo scotto che io e la mia famiglia abbiamo e stiamo pagando per questa situazione.

Se Sa che sono caduta in una brutta depressione per più di un anno dalla quale non sono uscita ancora del tutto. Che ho più volte pensato al suicidio. Tentandolo addirittura! Che siamo senza una lira perché ho perso il lavoro e nel frattempo stiamo sostenendo spese legali folli.

Sa che a tutto questo ho dovuto aggiungere una terapia psicologica con costi degni di nota. Che sono finita al centro di igiene mentale e che attualmente sono imbottita di psicofarmaci. Che per questo lavoro mi trovo a mille km di distanza da casa.

In tutto questo buio ho la fortuna di avere una famiglia splendida, che mi ha sostenuto e mi ha riportato alla luce, amici che credono alla mia innocenza e buona fede, di aver incontrato persone umane e pazienti nell’ accompagnarmi verso la risalita e di sapere che ci sono persone come il dottor Lodolo D’Oria che per noi si batte in maniera egregia, che sa che non c’è giustizia in questo modo forcaiolo di trattare l’argomento e cerca di restituirci dignità ogni giorno e per questo gli sono infinitamente grata!

A conclusione di tutto ciò vorrei dire che nella vita si sbaglia capita di non riuscire a portare a termine un compito che ci viene affidato cosi come vorremmo la società ci vuole performanti ma la verità è che siamo persone non robot e che possiamo commettere degli errori la perfezione non esiste…

Personalmente chiedo scusa per i miei errori ma con la consapevolezza che quello che le telecamere hanno “visto” non esiste, altrimenti i miei bambini mi avrebbero odiato non amato!

Con stima e riconoscenza

Franca

Riflessioni

No comment. Una testimonianza… franca.

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