Sindrome da burnout: un problema lavorativo da non sottovalutare

Che cos’è e come combattere la sindrome da burnout.

“Sto perdendo l’entusiasmo per un lavoro che svolgevo con passione! “…” Faccio molta fatica a comunicare con gli altri.. spesso sono irritabile e brusco”…Non riesco a concentrarmi sul lavoro come una volta…forse dovrei mollare!” Sono solo alcuni esempi di ciò che sentono le persone colpite da sindrome da burnout . Ma cosa significa esattamente burnout?  La sindrome da burnout, dal termine inglese che significa bruciato, scoppiato, indica una situazione di esaurimento emotivo e un deterioramento delle capacità individuali in ambito lavorativo, che he può verificarsi ogni qualvolta ci si trova di fronte ad uno squilibrio tra i bisogni della persona e le richieste da parte del contesto lavorativo. In pratica, può essere considerato come un tipo di stress lavoro-correlato tipico soprattutto delle professioni ad elevato investimento relazionale o di tutte quelle attività lavorative che implicano contatti interpersonali e quindi un certo livello di tensione. Ad essere colpite infatti, sono maggiormente le cosiddette professioni di aiuto (HELPING PROFESSION), ossia medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali, insegnanti, operatori di sportello, ma anche giudici e forze dell’ordine, in altre parole tutti coloro che svolgono un ‘attività a stretto contatto con il prossimo e in cui l’impatto e il coinvolgimento emotivo sono elevati .

I sintomi della sindrome da burnout

Il burnout produce una stanchezza cronica, un senso di affaticamento, sia a livello fisico che psicologico.
Il soggetto tende a ripiegarsi su se stesso o a scaricare la propria conflittualità su colleghi, familiari e amici, intaccando la sfera relazionale. Le aspettative della persona vengono deluse ed essa sperimenta un sentimento di frustrazione che, se prolungato nel tempo, può condurre alla perdita del controllo sui propri impulsi, si sente svalutata sul piano professionale e personale, non riesce a frenare tale crollo di fiducia e i nuovi impegni appaiono insostenibili. Si manifestano dei cambiamenti anche nel modo di comportarsi: forte disimpegno, distacco emotivo, ritardi o assenze frequenti, perdita dell’empatia con colleghi e utenti. Nella logica comune, spesse volte, il burnout viene attribuito erroneamente solo a fattori individuali, ad esempio ad un’inadeguatezza del lavoratore nello svolgere il proprio ruolo, o a problematiche strettamente personali (individui deboli che non riescono ad essere “abbastanza efficienti “ nel far fronte alle esigenze lavorative o che non possiedono la giusta ambizione), ignorando che in realtà esso è un problema lavorativo, frutto di un “mancato adattamento tra il lavoratore e il posto di lavoro”.

Le cause del burnout

Le cause sono perciò da ricercare nell’influenza reciproca tra le caratteristiche di personalità dell’individuo (sono maggiormente esposte le persone ansiose e remissive, con scarsa fiducia in se stesse e con difficoltà a definire i confini tra il proprio spazio personale e quello lavorativo), la struttura dell’organizzazione in cui si lavora, (sovraccarico di lavoro, mancanza di un giusto riconoscimento personale ed economico per il lavoro fatto, conflittualità relazionali, responsabilizzazione sproporzionata rispetto al proprio ruolo) il tipo di attività svolta (condizioni di lavoro caratterizzate da incertezza e precarietà o da forte coinvolgimento emotivo e relazionale a causa del costante e denso rapporto che s’instaura con l’altro entrano in gioco continue esigenze, richieste, aspettative, risoluzioni di problemi) e l’utenza di cui ci si occupa (in generale quella in cui il carico è sia qualitativamente che quantitativamente gravoso, persone bisognose o disagiate pazienti terminali o cronici).
Alla luce di quanto detto, per riuscire a mettere fuori gioco la sindrome da burnout occorre innanzitutto sensibilizzare le organizzazioni a a lavorare sulla prevenzione attraverso una corretta informazione/formazione sul fenomeno, facilitandone la comprensione e la cura delle cause. Secondariamente, attraverso un’analisi organizzativa effettuata da esperti del settore è possibile individuare e modificare tutte quelle modalità gestionali che rappresentano un rischio per l’insorgenza della sindrome da burnout. La creazione di maggiori spazi partecipativi tra personale e dirigenza ad esempio, in cui condividere scelte e decisioni riguardo l’attività della struttura, inciderebbe positivamente sia sul buon funzionamento dell’organizzazione sia sul singolo lavoratore.
A livello individuale, per combattere la sindrome da burnout è importante valorizzare se stessi e le proprie potenzialità: per prima cosa è fondamentale imparare a prestare maggiore attenzione ai segnali del proprio corpo e della propria mente, allo scopo di prenderne consapevolezza e poter intervenire. Talvolta è opportuno concedersi un periodo di pausa dal lavoro, staccare la spina per un po’ può essere di aiuto a riconsiderare la situazione in modo nuovo. Utile è inoltre, porsi obiettivi raggiungibili e non fantascientifici, non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà, ma cercare soluzioni alternative e collaborative, non abbattersi di fronte ad un insuccesso o ad un rifiuto, considerando invece sia l’uno che l’altro come normali tappe di un percorso, eventi da accettare e superare il più agilmente possibile, per il sempice fatto che fanno parte della vita quotidiana di ognuno di noi.

Paola Petullà

Source: Sindrome da burnout: un problema lavorativo da non sottovalutare

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