La lucida lettera di una docente del liceo inviata al Ministero guidato da Maria Grazia Carrozza

La prof scrive al ministro: non ci deluda «Cadiamo a pezzi perché sono 20 anni che ci vengono tolte risorse»

Cara ministra Carrozza,
sono un’insegnante di lettere del liceo classico Dettori di Cagliari, la scuola dove è venuto giù un bel pezzo di soffitto di un’aula piena di studentesse e di studenti, impegnati a far lezione. Come lei sa, per fortuna non sembra ci siano conseguenze gravi, è stato un attimo e il soffitto è venuto giù ma tutte le alunne e gli alunni sono usciti dall’aula in tempo, solo l’insegnante della classe è rimasta ferita, alcuni punti di sutura in testa, ma si spera non sia niente di più. Un bruttissimo spavento. Ma poteva essere molto di più. Poteva essere un disastro. Poteva essere un omicidio.
Tirato un bel sospiro di sollievo a veder tutte le persone sane, illese e salve, quelle macerie sui banchi assumono un significato simbolico fortissimo: questo è lo stato della nostra scuola. Cade a pezzi, letteralmente. Cade a pezzi perché sono almeno 20 anni che alla scuola pubblica, quella dello Stato, vengono tolte risorse. Sono almeno 20 anni che non si ha cura né della sua sicurezza, né della qualità della sua azione, né della formazione delle cittadine e dei cittadini che noi ci impegniamo ad accompagnare e a indirizzare nel loro percorso di crescita. Sono 20 anni che i governi hanno spogliato la scuola italiana, che non è mai stata ricca ma che ha dato tanto, ha dato tutto. Perché è stato fatto? Perché queste ferite così dolorose?
Quelle macerie parlano di noi. Di noi come comunità il cui declino viviamo con sofferenza ogni giorno: l’individualismo sfrenato che bada solo al proprio interesse si è fatto Stato, costruisce le case e le scuole sui letti di torrenti che una pioggia eccezionale inonda e uccide, brucia i boschi, violenta le coste, avvelena i mari. Non conosce empatia, non ama il prossimo, non pratica solidarietà. Non costruisce futuro, lascia macerie.
Lei è ministra della nostra scuola, a lei è affidato il governo della formazione delle giovani e dei giovani del nostro paese, a lei è affidato il compito di governare la costruzione del futuro della nostra comunità. È a scuola che si costruisce questo futuro. È a scuola che si impara a conoscere e a rispettare l’altro, ad apprezzare come valore la differenza, a vivere in comunità, a sviluppare empatia, a praticare la solidarietà. È a scuola che si diventa cittadine e cittadini della nostra Repubblica. In quale altro luogo, altrimenti?
Subito si è riunito il nostro Consiglio d’Istituto, eravamo tutti scossi ma determinati a riprendere al più presto il nostro lavoro, in qualunque condizione sarà possibile farlo. Ma la tragedia che ci ha sfiorato, impone di alzare un po’ la voce e di chiedere molte più risorse, molti più soldi, molto più impegno da parte del governo e del suo ministero. Non solo per noi. Per tutta la scuola italiana. Non ci deluda.
Silvia Martelli

Da L’Unione Sarda.