Il Miur rimanda i prof a scuola: 325 milioni in formazione obbligatoria

Giannini: «Motivazione e preparazione per un insegnamento di qualità». In tutto stanziati 1,4 miliardi in tre anni, la maggior parte dei quali (1,1 mld) servono a coprire i 500 euro di rimborsi per spese in libri, cinema, teatri e musei della carta docenti

di Antonella De Gregorio

«La formazione degli insegnanti è uno dei capitoli più importanti della legge sulla scuola approvata nel luglio dell’anno scorso. Perché da una buona formazione e dalla motivazione dei docenti discende un’educazione di qualità». Così, parlando in inglese, nella Sala della Comunicazione del Miur, in viale Trastevere, la ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha introdotto il Piano nazionale di formazione degli insegnanti. Un impianto che illustra il nuovo percorso di professionalizzazione dei docenti, che mira ad allineare l’Italia agli altri paesi europei.

 Scuola, al via la formazione obbligatoria per gli insegnantiScuola, al via la formazione obbligatoria per gli insegnantiScuola, al via la formazione obbligatoria per gli insegnanti

 

Formazione obbligatoria

Nella scuola italiana la formazione in servizio dei docenti, diventa dunque da quest’anno «obbligatoria e permanente». Anticipate a metà settembre, le novità sono state oggi varate e illustrate dalla ministra, alla presenza di rappresentanti dell’Ocse, dell’Unesco e dell’Istituto nazionale dell’educazione di Singapore. Al Piano, che coinvolgerà tutti i docenti di ruolo – 750 mila persone – sono destinati 325 milioni di euro. Risorse cui si aggiungono – ha ricordato la ministra – 1,1 miliardi di euro della Carta del docente, per un totale di oltre 1,4 miliardi in tre anni (2016-2019) che supporteranno aggiornamento e sviluppo professionale del corpo insegnante.

Dall’inclusione al digitale

Nove le priorità tematiche, tra le quali gli insegnanti dovranno scegliere: dal digitale alle lingue, dall’alternanza scuola-lavoro, all’inclusione, alla prevenzione del disagio giovanile. E ancora: autonomia didattica, didattica per competenze, valutazione e «integrazione e cittadinanza globale». «Materie» che Giannini ha suddiviso in tre blocchi: «Competenze di sistema», «Proiettate verso il futuro» e «Per una scuola più inclusiva».

Si parte dalle lingue

Fra i pilastri, la formazione sulle lingue, che partirà per prima e coinvolgerà 130 mila insegnanti. Potranno approfittare, oltre che dei percorsi formativi offerti dal Miur, anche di visite, scambi e gemellaggi previsti dal programma Erasmus+. Pionieri saranno 45muila docenti della primaria, che torneranno sui banchi per raggiungere il livello B1 di conoscenza linguistica (20 mila di loro) o i livello B2 (altri 25 mila ). E 10 mila saranno formati per il Clil (l’insegnamento in lingua di una materia non linguistica come, ad esempio, storia o geografia). Alle secondarie di primo grado saranno coinvolti 35 mila docenti con l’obiettivo di portarne 10 mila al livello B2 e di formarne 15 mila per il Clil. Alle Superiori, lezioni di lingua straniera per 50 mila docenti (per portare al livello C1 20 mila docenti di discipline non linguistiche, potenziare le conoscenze di altri 10 mila docenti di lingua e formarne altri 20 mila per il Clil).

«Standard internazionali»

«Il piano che presentiamo oggi ci allinea ai migliori standard internazionali», ha spiegato il ministro Giannini aggiungendo che «un sistema educativo di qualità non può prescindere dallo sviluppo professionale dei propri docenti» e che ci sarà una cabina di regia nazionale che «fisserà gli standard di qualità, in collaborazione con gli organismi internazionali». Nuove anche le procedure di accreditamento, per garantire «la qualità dei percorsi formativi», per cui sarà possibile registrarsi on line su un portale apposito. Le migliori pratiche formative, grazie alla collaborazione con Indire, saranno raccolte in una biblioteca delle innovazioni. Ogni docente avrà un proprio Piano di formazione individuale che entrerà a far parte di un portfolio digitale contenente la storia formativa e professionale dell’insegnante.

Le università

Ogni scuola dovrà tenere conto delle indicazioni del Miur e adottare attività di formazione obbligatoria dei docenti che siano in coerenza anche con il Piano triennale dell’offerta formativa. L‘obbligatorietà non prevede un numero fisso di ore da svolgere annualmente (ma ipotizza un minimo annuo di 25), oltre al «rispetto di quanto contenuto nel Piano». La formazione potrà includere percorsi di varia natura rivolti a tutti i docenti della scuola, a gruppi di docenti di scuole in rete, a piccoli gruppi o a singoli docenti. I soggetti formatori, spiegano dal Miur, dovranno essere accreditati presso lo stesso dicastero ma l’obiettivo è comunque quello di privilegiare le università. Gli Uffici scolastici regionali dovranno favorire la progettazione della formazione, interfacciandosi con le scuole.

Interventi

Alla presentazione hanno preso parte, con interventi tagliati sulle ricadute della formazione degli insegnanti sulla società e lo sviluppo di un Paese, Andreas Schleicher, direttore del Directorate of Education dell’Ocse, Jordan Naidoo, direttore della divisione Education 2030 Support and Coordination dell’Unesco, Oon Seng Tan, direttore dell’Institute of Education di Singapore.

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