Covid, Gilda: dati sui contagi nelle scuole smentiscono propaganda

Di Meglio commenta l’analisi elaborata da Wired dei dati forniti dal ministero dell’Istruzione in risposta al Foia avanzato dalla testata online

martedì 1 dicembre 2020
“I dati sui contagi tra la popolazione scolastica smentiscono clamorosamente la campagna propagandistica condotta da Azzolina per le scuole aperte: a fronte della tesi strenuamente sostenuta dalla ministra circa la sicurezza delle scuole rispetto alla diffusione del virus, fino al 31 ottobre si sono registrati quasi 65mila casi di Covid-19 tra i banchi. Si tratta di un numero molto elevato se si considera che è riferito a un periodo poco più lungo di un mese (dall’inizio dell’anno scolastico a fine ottobre) e che riguardano 2.546 comuni sugli oltre 6.700 dove ha sede una scuola”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l’analisi elaborata da Wired dei dati forniti dal ministero dell’Istruzione in risposta al Foia avanzato dalla testata online.

“Riteniamo grave che in un Paese democratico manchi la trasparenza su informazioni così cruciali e che per accedervi un giornalista sia stato costretto a ricorrere al Foia”, afferma Di Meglio che ricorda come quella per la trasparenza dei dati sull’epidemia nelle scuole sia una battaglia portata avanti dalla Gilda sin da quando è iniziato l’anno scolastico. Motivo per il quale ha aderito alla campagna #datiBeneComune.

“Data la gravità della situazione – conclude il coordinatore nazionale – sarebbe opportuno che la titolare di viale Trastevere la smettesse con la propaganda e si rendesse conto dell’enorme responsabilità che grava sulle sue spalle”.

Roma, 1 dicembre 2020
Ufficio stampa Gilda Insegnanti

Sorgente: Covid, Gilda: dati sui contagi nelle scuole smentiscono propaganda

Related Posts

SONDAGGIO SU “CONTRATTO E PROFESSIONE DOCENTE”
VENERDÌ 25 MARZO 2022 ASSEMBLEA TERRITORIALE FGU GILDA INSEGNANTI
Gilda degli Insegnanti – Sindacato – Covid: gravi dichiarazioni ex capo Cts, rivendichiamo il nostro no ai protocolli di sicurezza